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5 febbraio 2014

L’RFID COME COMMODITY DEL RETAIL, IL CASO MACY'S (AUMENTO DELLE VENDITE)

Venti dei primi trenta retailer degli Stati Uniti utilizzano già la tecnologia Rfid per la gestione delle scorte (ottimizzazione del magazzino).
Macy’s ha iniziato nel 2011 a utilizzare la tecnologia Rfid per la gestione delle scorte di calzature da uomo e prodotti di valigeria, fino ad applicarla sulla maggior parte dei prodotti. 

L’implementazione è partita dal più grande reparto di calzature del mondo, presso il flagship store Macy’s di Herald Square, a New York: 400 dipendenti distribuiti su 63mila metri quadrati di superficie che gestiscono un’offerta di oltre 300mila paia di scarpe.

All’interno dei negozi viene esposto l’80% della merce vendibile mentre il restante 20% è a magazzino e questa scorta di prodotti tecnicamente rappresentava una criticità per il brand del fast fashion. Questo 20%, infatti, rischiava di rimanere invenduto perché non visto dai clienti. Per via delle dinamiche che caratterizzando il fast-fashion, infatti, la gestione delle scorte è spesso difficoltosa e quando arriva la nuova merce da esporre non c’è più tempo per vendere a prezzo pieno i prodotti della tornata precedente. Che magari non sono nemmeno mai usciti dal magazzino.

I responsabili di Macy’s (ma anche di Saks e Urban Outfitters) corrono ai ripari e si affidano all’Rfid per la gestione delle scorte e della grande quantità di merce in arrivo ogni giorno nei singoli punti vendita. Come? Grazie all’etichettatura di ogni scarpa, per esempio, i dipendenti della catena statunitense possono monitoriare facilmente e velocemente tutte le calzature esposte ogni giorno. Il risultato? Ogni scarpa che arriva in magazzino ha un campione rappresentativo in bella mostra all’interno del punto vendita. Grazie a questa pratica l’assortimento disponibile sul punto vendita (in relazione al totale della merce arrivata in magazzino) è passata dal 65-70% a quasi il 100%.




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