Alfacod

15 ottobre 2008

L'arte del codice a barre

Nel numero di ottobre 2008 de L'IMPRENDITORE (il mensile di Confindustria) viene dedicato un intero capitolo ad Alfacod e all'arte del codice a barre. Alfacod viene presentata infatti come un'azienda dalla grande e consolidata esperienza, pronta a lanciarsi verso le nuove frontiere dell'RFID (un circuito elettronico a lettura informatica nel quale i dati possono essere riscritti). 

LA STORIA DI ALFACOD E LE NUOVE FRONTIERE DEL CODICE A BARRE
La prima volta accadde nel 1974, in un supermercato dell'Ohio, Stati Uniti. Un pacchetto di gomme da masticare passò sotto una cassa automatica. Prezzo e caratteristiche vennero letti grazie al codice a barre, l'inconfondibile sequenza di stanghette nere e spazi bianchi accompagnata da numeri e spesso anche da lettere. Una decina di anni dopo, a San Lazzaro di Savena in provincia di Bologna, comincia l'avventura di Alfacod, azienda specializzata nel fornire applicativi e soluzioni "chiavi in mano" nel campo dell'Identificazione Automatica.

"All'epoca, si trattava di un settore di nicchia, in Italia infatti il 70% dei prodotti in commercio era ancora privo di codice a barre. Questa tecnologia, però, a differenza di altre, nate nello stesso periodo, non è scomparsa, ma ha avuto un grande sviluppo". Giorgio Solferini

QUANDO NASCE IL CODICE A BARRE - I primi sistemi OCR furono essenzialmente concepiti per aiutare le persone non vedenti, come l'optofono di Fournier D'Albe agli inizi del 1900, in grado di convertire i caratteri in suoni. Nel 1912 Emmanuel Goldberg brevettò una macchina in grado di convertire il testo scritto a macchina in codice morse per la trasmissione telegrafica, macchina poi perfezionata dalla AT&T nel 1920. Nel 1951 David Shepard, in un Dipartimento della Difesa Americana, ideò il GISMO, una macchina in grado di leggere 23 caratteri alfabetici, interpretare il codice morse e persino la notazione musicale, per darne poi lettura ad alta voce.

NORMAN JOSE WOODLAND, 1948: il barcode come lo usiamo oggi fu ideato da Woodland nel 1948, un suo amico, Bernard Silver, gli raccontò un dialogo sentito per caso tra il presidente di una grossa catena di distribuzione alimentare ed il preside del Drexel Institute of Technology di Philadelphia, al quale chiedeva disperatamente di stimolare delle ricerche per riuscire a rilevare automaticamente i prodotti acquistati all'uscita nella cassa. Woodland, che al tempo aveva 27 anni, fu affascinato dal problema.

Condusse i primi esperimenti con inchiostro fluorescente che si illuminava tramite la luce ultravioletta. Dopo diversi mesi di sperimentazioni ebbe l'intuizione combinando due tecnologie: il Codice Morse ed il cinema. Ricordando quei momenti disse: "Ho semplicemente allungato verso il basso i punti e le linee del Codice Morse, ottenendo così linee strette e larghe". Per leggere i dati, volle sfruttare lo stesso sistema "Lee De Forest" utilizzato per la codifica del suono nella pellicola cinematografica: in questo sistema la diversa trasparenza di una zona del bordo pellicola causava una emissione variabile di luce, quest'ultima colpiva una valvola foto-sensibile per trasformare così il segnale in suono. Tuttavia si era ancora lontani dall'applicazione commerciale del sistema.

La prima applicazione commerciale del codice a barre fu introdotta dalla società RCA nel 1966, ma la vera esplosione si ebbe nel 1973, con l'introduzione del primo standard di codifica; l'UPC.