Alfacod

24 gennaio 2013

Lotta alla contraffazione: Il mio nome è nessuno

La lotta alla contraffazione non può limitarsi alla repressione. Le imprese possono e devono avere un ruolo attivo nella prevenzione di quest’illecito e adottare sistemi di tracciabilità che rendano sempre più difficile ai malintenzionati perpetrarlo. È questo il messaggio di Daniela Mainini, presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, e di Pierangelo Raffini, direttore marketing e comunicazione di Accademia Italiana AIDC (auto identification & data capture) ai partecipanti al workshop "Il mio nome è nessuno". Identità e contraffazione nei mercati moderni, organizzato il 24 gennaio scorso a Milano da Accademia Italiana AIDC in collaborazione con GS1 Italy | Indicod-Ecr e Cognex.
 
I NUMERI DELLA CONTRAFFAZIONE
Il fenomeno della contraffazione è un vero flagello per il Made in Italy. Ha dimensioni impressionanti, come emerge dall’ultimo rapporto del Censis. Sottrae alle imprese nazionali 6,9 miliardi di euro di fatturato, allo Stato 5,5 miliardi di euro di gettito e agli italiani 110 mila posti di lavoro. Ed è tuttora in crescita. «È d’altronde un grosso business per le organizzazioni criminali internazionali», ha sottolineato Andrea Bergamo, colonnello della Guardia di Finanza. «È infatti la loro seconda voce di ricavo, dietro al traffico di droga».

...E GLI STRUMENTI PER CONTRASTARLA
Ma, come anticipato, i sistemi di tracciabilità che consentono di contrastare la contraffazione non mancano e l’innovazione tecnologica sta potenziando la loro efficacia. «Un sistema anticontraffazione», ha ricordato Adriano Radice, vice presidente diAlfacod, società promotrice dell’Accademia Italiana AIDC, «è tanto più efficiente, quanto più lo è il sistema di tracciabilità che governa il flusso dei dati e delle tracce dei prodotti della propria filiera produttiva.
Certo, ancora oggi, malintenzionati potrebbero copiare un tag, un’etichetta, un bollino. Ma l’innovazione tecnologica sta mettendo a disposizione delle aziende, strumenti per implementare la tracciabilità sempre più performanti e che impiegano nuovi materiali, più difficili da falsificare: si pensi alle carte con filigrana o agli inchiostri Uv». Tecnologie che si basano sugli standard GS1, ossia su sistemi, adottati a livello internazionale, sia d’identificazione univoca delle merci, tramite codici e tag, sia di lettura, scambio e condivisione delle informazioni in essi contenute, tramite lettori di vario genere e regole comuni per dialogare con partner e stakeholder.

ALLA BASE CI SONO GLI STANDARD GS1
«Gli standard GS1», ha spiegato Giada Necci, new solution specialist di GS1 | Indicod-Ecr, «possono essere visti come una casa le cui fondamenta sono costituite dai numeri d’identificazione, che servono a riconoscere i prodotti, e il cui tetto è fatto da strumenti evoluti di tracciabilità e di visibilità dei prodotti, che abilitano la lotta alla contraffazione e garantiscono la sicurezza dei consumatori e la qualità/autenticità dei prodotti stessi».  Per venire incontro alle differenti esigenze delle singole aziende, GS1 mette loro a disposizione diversi strumenti d’identificazione delle merci. Si va dalle simbologieEan, UPC per il mercato del Nord America e ITF-14 per le unità d’imballo, che supportano solo i dati identificativi del prodotto, ai codici lineari più fermormanti: GS1-128 e GS1 DataBar (leggibili con scanner laser); e bidimensionali: GS1 DataMatrix e GS1 QRCode (leggibili con scanner ottici), che supportano informazioni aggiuntive. Ha inoltre sviluppato codici in radiofrequenza, i cosiddetti tag , basati sullo standard EPC (electronic product code), la cui rilevazione avviene tramite appositi lettori. Sempre a beneficio delle aziende GS1 ha anche promosso la diffusione di due modalità standard di trasmissione e condivisione dei dati contenuti nei diversi codici: l’EDI per lo scambio elettronico dei documenti e l’EPCIS per tracciare gli spostamenti dei prodotti identificati da tag lungo la filiera in tempo reale.

L'EVOLUZIONE DELL'OCR
Quanto alle innovazioni portate di recente sul mercato dai fornitori di tecnologie per la tracciabilità, la multinazionale americana Cognex ha introdotto OCRMax (dove OCR sta per optical character recognition), un sistema brevettato di riconoscimento e lettura di codici identificativi particolarmente performante. «È in grado di garantire una lettura veloce e completa dei codici anche nelle condizioni più critiche», ha spiegato Raffaele Nadile, sales engineer di Cognex, «ossia anche quando i codici sono marcati direttamente su superfici riflettetti e ricurve in metallo, quando sono poco contrastati o quando si presentano deformati perché stampati su confezioni preformate, oppure ancora quando sono rovinati, strappati o smangiati».

...E IL DEBUTTO DELLE MICROETICHETTE 
La start up Z2M, ha invece ideato la micromarcatura per l’anticontraffazione, una tecnologia innovativa di cui si possono giovare diversi settori: dalla moda alla gioielleria, agli spirits. Si basa su microetichette in cristalli di silicio o di quarzo sui quali sono riprodotti in oro, argento, platino, palladio ecc. brand, codici di tracciabilità e d’anticontraffazione impressi con tecnologia di stampa elettronica ad alta definizione (un micron e anche meno).
«Sono microetichette con un grado di complicatezza e irreplicabilità molto elevato», precisa Alfredo Maglione presidente di Z2M, «che possono supportare un elevatissimo numero d’informazioni: da 2667 caratteri in quelle da 1x1 mm a 256 mila caratteri in quelle da 12x8 mm. Costano al massimo 1 euro, hanno lunga durata e si prestano a essere utilizzate come un bollino tecnologico di certificazione».

Fonte: Tendenzeonline.info, Febbraio 2013

17 gennaio 2013

Apre il negozio 3.0: la tecnologia il miglior alleato

Negozi intelligenti in grado non solo di rilevare il footfall (rilevatore di traffico pedonale di centri commerciali), ma anche di identificare il potenziale cliente in base al sesso e ai caratteri sommatici; capaci persino di comunicare con il cliente stesso grazie a chioschi, panelli digitali oppure via bluetooth attraverso messaggi promozionali sullo smartphone. Anche la vetrina sarà intelligente e retroattiva, potendo modellarsi sui gusti dei passanti e smaterializzarsi approdando sul web in social network, siti internet e applicazioni. Il magazzino sarà reso dinamico in quanto in grado di comunicare all'azienda e all'acquirente la disponibilità di prodotto in tempo reale. Il tutto convergerà su sistemi di pagamenti veloci, dove il contante verrà toccato solo dal cliente che lo inserirà in apposite macchine, o scomparirà in carte con la tecnologia contactless o nei telefonini. Il tema della multicanalità che si evolve in cross-canalità, o omnicanalità, è al centro di numerosi studi, come dimostra molti recenti pubblicazioni sulla ricerca CrossCanalità. 
Alcuni di questi scenari sono già realtà, soprattutto all'estero, altri prenderanno il via dal prossimo anno e mediamente tutti si diffonderanno sempre di più nei prossimi cinque anni. Ovviamente ogni novità dovrà fare i conti con la burocrazia e, in particolare, con il diritto alla privacy. Altra barriera: occorrerà investire cospicue risorse economiche  per implementare le infrastrutture tecnologiche, ma per questo gli stessi produttori sono in grado di elaborare modelli di sviluppo che prevedono ritorni sugli investimenti calcolati sull'effetivo numeri di transazioni. 
Generalmente mai sopra i 60 mesi. Restando con i piedi per terra, abbiamo incentrato l'analisi del mercato digitale sui sistemi e sulle tecnologie di pagamento presenti ad oggi, o metaforicamente da domani, nei listini dei più importanti produttori e specialisti al mondo, di It.

L'IT SUPERA IL MILIARDO DI EURO
Recentemente uno studio di Gartner ha individuato in oltre un miliardo di euro il valore del mercato dell'Information Tecnology per il commercio al dettaglio in Italia nel 2011, con un outlook di crescita costante sino al 2015 che dovrebbe portare la voce It Spending in retail/wholesale trade a quota 1,125 miliardi di euro. Non male se pensiamo a un comparto relativamente giovane, che ha spitno sull'acceleratore solo negli ultimi anni.
Tutto questo è stato reso possibile, tra le varie cose, dalla costituzione qualche anno fa di un Area Unica di Pagamenti in Euro (SEPA) e dall'approvazione della Direttiva Europea sui servizi di pagamento (PSD), che, come cita un comunicato dell'Abi datato 2008, "consente l'ingresso nel mercato dei pagamenti di nuovi operatori ed intermediari diversi dalle banche". Sintetizzando questo ha permesso un rapporto diretto tra i retailer e i produttori/distributori di tecnologie, e in particolare della tecnologia Pos. Come immediata conseguenza i retailer hanno acquisito maggiore forza contrattuale nei confronti delle banche, potendo comparare separatamente il device dal fornitore e scegliere l'istituto di credito più conveniente, mentre gli sviluppatori di tecnologia hanno ricevuto un forte input nell'investire sulla ricerca di nuove soluzioni che ottimizzasserò i metodi di pagamento e la gestione del back office. Da allora lo sviluppo informatico è stato impressionante, aprendo scenari di multi-canalità e cross-canalità. Ad aproffitarne sono state subito le grande catene, di food ma non solo, che hanno presto iniziato a investire in modalità acquisto o, più recententemente, con contratti di noleggio. Quest'ultimi, preferiti per le soluzioni pilota o dai follower con minore budget, permettono di stipulare contratti non solo di manutenzione ma anche di aggiornamento. 
Tuttavia il consumatore, sopratutto italiano, si è dimostrato più lento nel modificare la modalità di pagamento, restando ancora ancorato all'utilizzo del contante. In questo processo la crisi economica ha influito negativamente, anche se le recenti normative del Governo Italiano in tema di pagamenti elettronici superiori a determinati importi, hanno tracciato definitivamente la rotta.

LE SOLUZIONI
Partendo dal presupposto che questo mercato verte attorno alla tecnologia dei Pos, ad oggi le soluzioni si concentrano prettamente in due ambiti: il pagamento in contanti e quelloelettronico. Con il primo ancora ampiamente radicato, la direzione degli sviluppatori è quella di fornire aparecchaiture dotate di tecnologia recycling, in grado di ottimizzare e abbatttere il lavoro di back office, e quindi di sgravare i retailer dall'impiego di forza lavoro nella gestione del contante. Statistiche bancarie indicano nella percentuale dell'8%, la perdita di valore del contante nella gestione dello stesso. Tra le voci di risparmio c'è quella del conteggio del denaro, che nei sistemi tradizionali si può ripetere sino a 10 volte prima del versamento sul conto corrente, e della sicurezza, oltre alla neccessità di immobilizzare meno soldi nle fondo cassa. 

Le tecnologie di recycling a ciclo completo permettono addirittura ai gestori di punti vendita in centri commerciali di versare il contante, presente all'interno del cassetto, direttamente al punto Atm compreso nello stesso shopping center, con immediato accredito sul conto corrente.
Il pagamento elettronico, diffuso a macchia di leopardo con punte nelle città del nord Italia e pichi negativi nei terriotri del nord est e nelle aree montuose e rurali del Meridione, va nella direzione del contactless e in particolare dei suppporti Mobile. Attualmente esistono diverse soluzioni, dal Qr Code alla tecnologia Nfc. La prima, non neccessitando di particolari hardware, dovrebbe prendere piede più velocemente.

La seconda, al centro di numerosi convegni, vede impegnati produttori di smartphone, comapgnie telefoniche e istitui di credito. I primi risultati dovremo vederli a partire dal 2013. Al momento la tecnologia contactless è disponibile nelle ultime soluzioni hardware lanciate dai produttori e permette di pagare con carte di credito predisposte. Queste sono già in distribuzione nelle banche. Motori di tale processo sono stati i circuiti internazionali, MasterCard in primis. Il pagamento in mobolità permette anche ai retailer, soprattuto a quelli non food, di predisporre all'interno del punto vendita un servizio di accompagnamento e guida all'acquisto. In questo caso il commesso dotato di tablet, con caricati i software interni dell'insegna, e di Pos portatile, può fisicamente prestare maggiore attenzione, al consumatore, non solo all'interno del punto vendita ma potenzialmente anche all'esterno.
Altro tema centrale è quello del punto cassa, che vede lo sviluppo di soluzioni in grado di pasare in pochi secondi dalla modalità assitista a quella self-service. La flessibilità di utilizzo di queste postazionipermette di ottimizzare la barriera cassa in base agli effettivi flussi di consumatori, dando un sensibile risparmio al retailer in termini di costo e gestione del personale e un vantaggio al consumatore che si vede ridotto il tempo di attesa. Aspetto particolarmente odiato.


Concludiamo la nostra carrelata con la presentazione dei chioschi multimediali all'interno o in prossimità del punto vendita. Questi permettono al cliente di osservare il catalogo dell'insegna, e quindi di vedere anche i prodotti non presenti fisicamentei in negozio, ma di usufruire di servizi a valore aggiunto come il pagamento di bollette o di ricariche telefoniche.

14 gennaio 2013

Logisticamente.it: identificazione automatica e mobile computing

Giorgio Solferini intervistato da Logisticamente per un articolo dal titolo "Identificazione Automatica e Mobile Computing", dalla tecnologia RFid all'uso dell'Identificazione in ambiti non prettamente produttivi.

Quali sono i settori che utilizzano maggiormente l'RFid, e quali le criticità che ne disincentivano l'utilizzo?
Giorgio Solferini risponde: "Nella maggior parte dei casi, non si può vivere solo di RFID. Infatti, solo in particolari situazioni viene utilizzato questo sistema, mentre per la maggior parte delle aziende, la tecnologia RFID non soddisfa per esigenze economicheIl mercato non è così ricettivo come lo si immaginava. L'aspettativa era altissima, e tale aspettativa era dovuta al modo tropposuperficiale col quale questa tecnologia era stata presentata".

Ancora Solferini: "Chi vendeva ha dato ai possibili fruitori delle speranze troppo elevate, senza tener adeguatamente conto delle problematiche economiche e pratiche. Si è così diffusa l'idea che si potesse risolvere tutto senza limiti, quando invece l'RFID ha dellecriticità applicative. Tali criticità riguardano in primis un limite economico, giacché l'RFID è una tecnologia più costosa del barcode; poidi sviluppo tecnologico, nel quale il barcode è avanti anni luce. Pertanto, solo pochi ambienti produttivi hanno interesse nello scegliere la tecnologia RFID: prima fra tutte il mondo del fashion, nel quale l'RFID consente ad esempio di fare inventari in pochissimo tempo, con una riduzione in termini di tempistica nettamente significativa, rispetto alla lettura del barcode o di altre tecnologie. In questo caso l'RFID ha risposto bene all'esigenza di concentrare in tempi stretti operazioni come quella dell'inventario, sfruttando il vantaggio di poter leggere tante referenze in un colpo solo".

Identificazione Automatica e Reverse Logistics: quale ruolo gioca l'Identificazione Automatica nella gestione della Reverse Logistics, alla luce di specifiche normative, ad esempio il recupero dei RAEE,e specifiche esigenze, ad esempio il sistema di tracciabilità dei rifiuti o la raccolta differenziata nelle città?
Alcune esperienze le abbiamo fatte ad esempio nella raccolta differenziata. Questi tipi di applicazioni non hanno nulla di marcatamente caratteristico, perché sono simili a tutti i processi di identificazione di merci. I sistemi di Identificazione Automatica sono solitamente utilizzati nella produzione e nella movimentazione delle merci "nobili". Ripeto, si tratta dei medesimi processiOggi non è inusuale trovare chi raccoglie i rifiuti dotato di un terminale portatile. La novità sta solo nel vedere l'utilizzo di tecnologia in questo campo applicativo. Le tecnologie del barcode e dell'RFID vengono applicate nei sacchetti dei rifiuti. L'RFID comporta costi maggiori.

L'esigenza di 'fare cultura' su uno specifico tema implica avere constatato che, come spesso accade, la soluzione non sta nella tecnologia, ma in come questa viene implementata. Quali sono le resistenze maggiori che avete riscontrato nei confronti di un approccio ai processi che prevede l'utilizzo di tecnologie per l'identificazione automatica?
Solferini: "Credo che oggi resistenze non ci siano più. ALFACOD è nata quando il barcode era ancora una novità, per molti rappresentava un'incognita. Oggi invece le tecnologie sono talmente pervasive, che ormai lo stesso consumatore le usa: l'iphone che legge i codici bidimensionali, ecc. Ormai non ci sono più remore. Siamo tutti predisposti. Logicamente c'è chi capisce o chi fa fatica a capire il beneficio di questo investimento; chi ci arriva e ha maggiore disponibilità economica o chi ci arriva e ha meno disponibilità economica".

Resta il fatto che chi non adotta queste tecnologie si potrebbe sentire comunque inadeguato. Altro concetto è fare cultura: perché la cultura sulle tecnologie dell'Identificazione Automatica non è scritta sui libri e non se ne parla nelle scuole. Le aziende possono avere informazioni quando entrano in relazione con chi propone queste tecnologie, spesso tutto è condizionato dalle competenze e dalla preparazione di chi propone queste tecnologie.

Nel 2008 abbiamo deciso di fare la nostra piccola parte. Abbiamo fondato l'Accademia Italiana dell'AIDC, che si propone di fare culturasulle tecnologie, sulle applicazioni, sui prodotti che riguardano il mondo dell'identificazione automatica. A oggi abbiamo già organizzato80 eventi, con una partecipazione di oltre 1000 persone, senza contare chi può consultare i filmati e il materiale messi a disposizione degli utenti. Abbiamo adibito nella nostra azienda una sala per l'Accademia per fare meeting. Abbiamo un fitto programma anche per il2013: un'importante appuntamento sarà il 24 gennaio, con un evento che riguarda l'argomento dell'anticontraffazione, "Evento: Il mio nome è nessuno" al quale interverranno referenti autorevoli quali: Avv. Daniela Mainini (Consiglio Nazionale Anticontraffazione CNAC, Ministero dello Sviluppo Economico), il Sig. Franco D'Alfonso (Assessore al Commercio, Attività produttive, Turismo del Comune di Milano), la Guardia di Finanza e il Corpo Carabinieri del N.A.S. di Milano nella persona del Comandante Paolo Belgi.