Venti dei primi trenta retailer degli Stati Uniti utilizzano già la tecnologia Rfid per la gestione delle scorte (ottimizzazione del magazzino).
Macy’s ha iniziato nel 2011 a utilizzare la tecnologia Rfid per la gestione delle scorte di calzature da uomo e prodotti di valigeria, fino ad applicarla sulla maggior parte dei prodotti. L’implementazione è partita dal più grande reparto di calzature del mondo, presso il flagship store Macy’s di Herald Square, a New York: 400 dipendenti distribuiti su 63mila metri quadrati di superficie che gestiscono un’offerta di oltre 300mila paia di scarpe.
All’interno dei negozi viene esposto l’80% della merce vendibile mentre il restante 20% è a magazzino e questa scorta di prodotti tecnicamente rappresentava una criticità per il brand del fast fashion. Questo 20%, infatti, rischiava di rimanere invenduto perché non visto dai clienti. Per via delle dinamiche che caratterizzando il fast-fashion, infatti, la gestione delle scorte è spesso difficoltosa e quando arriva la nuova merce da esporre non c’è più tempo per vendere a prezzo pieno i prodotti della tornata precedente. Che magari non sono nemmeno mai usciti dal magazzino.
I responsabili di Macy’s (ma anche di Saks e Urban Outfitters) corrono ai ripari e si affidano all’Rfid per la gestione delle scorte e della grande quantità di merce in arrivo ogni giorno nei singoli punti vendita. Come? Grazie all’etichettatura di ogni scarpa, per esempio, i dipendenti della catena statunitense possono monitoriare facilmente e velocemente tutte le calzature esposte ogni giorno. Il risultato? Ogni scarpa che arriva in magazzino ha un campione rappresentativo in bella mostra all’interno del punto vendita. Grazie a questa pratica l’assortimento disponibile sul punto vendita (in relazione al totale della merce arrivata in magazzino) è passata dal 65-70% a quasi il 100%.
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